Alleanza educativa e Didattica a Distanza: una nuova sfida educativa

Esiste un forte legame fra la qualità della relazione scuola-famiglia e il successo scolastico. Il concetto è ormai scontato e dimostrato da studi e ricerche che vanno avanti ormai da vari decenni. Buone relazioni con le famiglie, infatti,  facilitano il raggiungimento degli obiettivi educativi e formativi, incidono favorevolmente sullo sviluppo intellettivo e socio-emotivo del bambino, favoriscono il successo scolastico e la  prevenzione delle  difficoltà di apprendimento, dei  disagi psicologici e sociali che ne possono conseguire. 

La realtà, però, negli ultimi anni, ci mette di fronte situazioni complesse e variegate. “ Per gli insegnanti i rapporti con i genitori di solito rappresentano se non una problema, senz’altro un aspetto poco piacevole insito in quelle attività che,  in termini tecnici,  vengono definite funzionali all’insegnamento.  Basta, però, avere l’occasione di entrare nelle scuole per rendersi conto come in verità gli insegnanti sentano il bisogno di instaurare un rapporto costruttivo con le famiglie tanto che, spesso,  essi si aspettano di essere accettati per i loro metodi di insegnamento, di poter diventare un punto di riferimento e, infine, di riuscire a gestire i rapporti in modo sereno.” Matteoli, Fracassini 2014 IL Patto educativo, FrancoAngeli

L’alleanza con i genitori non è scontata, anzi!  E’ compito della scuola lavorare per raggiungerla. Occorre una progettualità intenzionale e condivisa che definisca regole e procedure formalizzate, tese a favorire la partecipazione dei genitori alla vita scolastica dei figli. 

Che cosa è accaduto in questo particolare periodo che rimarrà nella nostra memoria anche per l’aver portato alla ribalta la pratica della Didattica a Distanza? Sono ormai trascorsi alcuni mesi da quando abbiamo iniziato a confrontarci con questa realtà. Si è scritto molto, tutto e il contrario di tutto. Esperienze diversissime fra loro vengono citate da esperti, opinionisti, addetti e non ai lavori come accade sempre, soprattutto quando si parla di educazione e di scuola. Molti fra coloro che vi sono stati direttamente coinvolti  non vedono l’ora di archiviare l’argomento come un male necessario; altri ne valorizzano gli aspetti positivi e cercano di trarre da questa esperienza una mappa per il futuro. 

L’impegno profuso dagli insegnanti per mantenere il contatto con i loro alunni ha dato i suoi frutti grazie all’impegno quotidiano di tanti genitori che, seduti al tavolo di fronte a quaderni e fogli volanti, fra connessioni ballerine e stampanti inceppate, hanno fatto del loro meglio e ce l’hanno messa tutta dimostrando ai loro figli con i fatti quanto, forse, non erano riusciti a dire in anni di riunioni e colloqui a scuola. Molti genitori hanno avuto la possibilità di seguire da vicino i loro figli/scolari rendendosi conto in prima persona dei loro punti di forza, delle loro fragilità e delle loro risorse. Molti insegnanti hanno sperimentato la presenza attiva e attenta di genitori che hanno scoperto di ricordarsi le operazioni in colonna, le invasioni dei popoli barbari  e l’analisi grammaticale.

Nel mio lavoro di consulenza, in questi mesi, ho ascoltato e condiviso i timori degli insegnanti e dei genitori, ho cercato di valorizzare, come sempre, il gioco di squadra e la condivisione. Con questo breve contributo vorrei sottolineare che l’alleanza educativa non è un’utopia, basta partire da piccole cose, dividersi i compiti. I bambini lo sanno e soprattutto lo sentono. E se lo ricordano.

Sandra Matteoli, pedagogista UNIPED e mediatrice familiare.

Sandra Matteoli è disponibile per la “Consulenza on line“.

Perché leggere ai bambini

Molto è stato scritto per dire quanto è importante leggere ad alta voce ai bambini di ogni età, da piccolissimi fino a… 99 anni. Chi è interessato può consultare uno dei tanti siti che ne parlano. Fra questi cito solo Nati per Leggere perché è l’ambito in cui mi sono formato molti anni fa, e ANICIA perché è la Casa Editrice ed Ente di Formazione in cui sono cresciuto e con cui collaboro.

Qui, per orientare in questa bibliografia selezionata, evidenzio solo tre cose molto speciali:

  • Leggere è un dono. E possiamo scoprire, come per tutti i doni, che può essere piacevole farlo, anche quando siamo stanchi. Leggere ad alta voce a un bambino è un dono speciale perché crea una relazione speciale. Si crea se l’adulto leggendo “entra” nella storia, così la fa “arrivare” al bambino che crea la sua storia, con un suo senso.
  • Il libro deve essere di qualità, che sia una fiaba tradizionale o un albo illustrato contemporaneo: testo, immagini fattura, devono essere come un’opera d’arte. Altrimenti non funziona, è freddo e insipido. Quando autori, illustratori ed editori sono artisti sanno raccontare la vita in modo chiaro ed efficace per il bambino come non saprebbe e potrebbe fare qualsiasi spiegazione.
  • Attraverso la lettura di fiabe e racconti il bambino impara a riconoscere le emozioni, proprie e altrui, matura ed elabora la propria esperienza. Ciò è reso possibile dal fatto che adulto e bambino si trovano a risuonare insieme nella stessa storia. La nostra lettura, con il linguaggio dell’arte, dei sogni, delle fantasie a misura di bambino, gli offre (e anche a noi adulti) modelli e stili di comportamento, , analogie con le sue relazioni e con i suoi problemi di crescita quotidiana, possibili soluzioni o mediazioni rispetto ad emozioni forti e contrastanti, o a situazioni ed eventi conflittuali. Per questo il bambino spesso chiede di leggere più volte lo stesso libro: “ancora!”. Ogni volta c’è per lui qualcosa di nuovo.

Messi a fuoco questi tre punti ci vuole una parola per l’età di lettura indicata in alcuni libri: è solo un riferimento per orientare. L’età giusta per leggere un libro di qualità, come quelli che proponiamo, dipende molto dall’adulto che legge, lui riconosce o rende quello il momento giusto per quel bambino.

Marco Raffaelli – Pedagogista UNIPED e formatore.

Marco Raffaelli è disponibile per la “Consulenza on line“.